Leila della tempesta

Leila della tempesta

Frutto dell’esperienza  che ha prodotto “Dustur”, realizzata nel carcere Dozza di Bologna,  è lo spettacolo teatrale “Leila della tempesta” , un progetto di comunicazione finalizzato ad educare al dialogo interreligioso e interculturale, tradotto anche in un libro.

Il fondale è quello del carcere, e nel carcere in particolare il mondo delle persone coinvolte nel traffico di stupefacenti. Tra loro c’è Leila, giunta in Italia come clandestina, attraverso il mare, durante una tempesta sul Mediterraneo. Leila conoscerà in carcere un volontario, cristiano e monaco (fra Ignazio, uno dei protagonisti di Dustur – documentario di Marco Santarelli)  con il quale intreccerà nel corso dei mesi un intenso rapporto, fatto di scoperte reciproche, scontri e incontri, sul filo di una scommessa: trovare punti comuni al di là di tutte le differenze reciproche.

Leila della tempesta” si propone dunque di oltrepassare i limiti della problematica del reato, per mostrare in modo più ampio gli orizzonti dell’incontro e del dialogo tra civiltà, i problemi della cittadinanza in una società in forte evoluzione. Libro e versione teatrale consentono di calare temi e problemi in esistenze concrete, vive, palpabili. I personaggi in scena sono due, una donna e un uomo, una musulmana e un cristiano, ma nell’intreccio dei loro dialoghi emergono altre vite, altre storie di uomini e donne che come Leila hanno attraversato il mare e devono rielaborare la propria identità in un nuovo contesto, aprendosi a culture e idee altre rispetto a quelle dalle quali provengono.

In questo senso “Leila della tempesta”, nella sua versione teatrale, può essere pensata non solo come pura pièce teatrale, adatta a ogni genere di pubblico, ma anche come “attività didattica” fatta per informare, suscitare quesiti, fare discutere, rivolta particolarmente a giovani, che in Leila ritrovano una loro coetanea. L’opera si prolunga quindi del tutto naturalmente nel dibattito successivo tra i partecipanti, come già verificato in alcune prime parziali sperimentazioni.

Il testo è stato redatto da Ignazio De Francesco,  monaco della Piccola Famiglia dell’Annunziata, islamologo, che da anni opera in carcere a Bologna tra i detenuti di lingua araba. È lui che ha diretto per un biennio un corso di lettura comparata delle Costituzioni (italiana e arabe) per i detenuti musulmani della Dozza. “Leila della tempesta” è parte di questa attività. L’uscita del libro e la sua versione teatrale mirano a realizzare un’efficace sinergia comunicativa, che si aggiunge a quella già attivata da Diritti, doveri, solidarietà e dalla circolazione in sala del documentario Dustur.

(pg)

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