Motivi diversi, conseguenze uguali. In Turchia l’uso illegittimo secondo il governo, da parte dei cittadini delle principali piattaforme per dissentire. In Russia la violazione della legge sulla protezione dei dati.
Mosca non è nuova a bloccare l’accesso ai Social ma finora lo ha fatto per motivi prettamente politici, quasi mai burocratici. Un tribunale di Mosca, con una decisione che conferma una precedente sentenza, ha stabilito che LinkedIn sta violando la legge sulla privacy che tutela gli utenti registrati. Dal settembre 2015, infatti, i servizi che raccolgono dati personali devono conservarli all’interno di server fisicamente presenti sul suolo russo. Se altre aziende come Google, Apple e Alibaba hanno già provveduto al trasferimento dei dati, LinkedIn non l’ha fatto e per questo diventerà inaccessibile.
L’intervento delle autorità sarebbe scattato dopo che all’inizio dell’anno era stato denunciato che nel 2012 LikedIn aveva perso i dati di 167 milioni di utenti, non 6,5 milioni come si credeva in un primo momento. Roskomnadzor, l’agenzia che regola le telecomunicazioni, aveva anticipato il possibile blocco dell’accesso alla rete professionale, dopo che lo scorso agosto il tribunale Tagansky di Mosca aveva decretato che la piattaforma utilizza i dati personali, anche di navigatori che non sono suoi utenti senza il loro consenso, e non conserva i dati degli utenti russi in server localizzati in Russia. Il ricorso al tribunale da parte di Roskomnadzor si sarebbe reso necessario perché la società non ha una sede legale in Russia, dove i suoi utenti sono circa cinque milioni (400 milioni in tutto il mondo).
In una intervista al quotidiano Izvestia, il portavoce dell’agenzia Vadim Ampelonsky, ha spiegato che “sono state inoltrate a LinkedIn due diverse richieste di informazioni sulla localizzazione dei server con le informazioni sui loro utenti, ma non ci hanno degnato di attenzione. Abbiamo querelato l’azienda e vinto“.
“Il fatto che LinkedIn sia stato effettivamente bloccato è anche un segnale per le compagnie che non hanno trasferito i dati personali dei russi. Questo riguarda Facebook, Twitter e tutti gli altri operatori stranieri“, ha dichiarato il consigliere del presidente per il web, German Klimenko, in una intervista al quotidiano Kommersant.
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