Un libro di Cinzia Ballesio e Giovanna Giordano rende onore a figure femminili che hanno dato un contributo fondamentale al moderno sviluppo scientifico e tecnologico. Vi sono matematiche, fisiche, ingegnere, ma anche una grande attrice e una suora. Si dice ”informatica” e si pensa subito a un Bill Gates, a un Mark Zuckerberg o a un giovane maschio chino sulla tastiera.
Ma è proprio così? Il libro di Cinzia Ballesio e Giovanna Giordano – “L’ informatica al femminile, storie di donne sconosciute che hanno cambiato il mondo” (Neos edizioni) – sfata molti luoghi comuni. Guardare un’immagine sullo smartphone, collegarsi a Internet in wi-fi, cliccare sulle icone sono operazioni che facciamo ogni giorno, senza sapere che sono frutto di ricerche e invenzioni di donne.
Donne che non si sono spaventate di fronte alle novità, ma hanno inventato tecnologie, migliorandole con la loro genialità. Matematiche, fisiche, ingegnere, studiose, scienziate e insegnanti di computer, persino una famosissima attrice americana e una suora: il libro rende onore a un geniale universo femminile spesso misconosciuto. E’ questo il merito principale delle due autrici, che partono da mondi molto diversi: l’ ingegneria informatica per la Giordano, la cultura umanistica per la Ballesio.
Come scrive in una delle due prefazioni Anna Vaccarelli, Primo tecnologo dell’ Istituto di Informatica e Telematica del Cnr, “la lettura scorre quasi come per un thriller”, ogni storia spinge ad andare avanti, a leggere quella successiva. La prima è quella di Ada Lovelance Byron, “la bisnonna del computer”. Nata a Londra nel 1815, figlia del famoso poeta George Byron (che se ne disinteressò completamente), rivela sin da giovane una forte propensione per la logica dei numeri. Dopo il matrimonio ha una vita sociale intensa e brillante (pare che avesse un debole per il gioco, cui sperava di applicare le sue competenze matematiche), frequenta personaggi come Dickens e Darwin e il filosofo e matematico Charles Babbage, che sta studiando la “macchina analitica” per eseguire ogni tipo di calcolo complesso. Ada Lovelace integra e approfondisce la ricerca, capisce la potenziale intelligenza della macchina, fornisce dettagliate istruzioni operative. Scrive per la prima volta al mondo un algoritmo adatto a essere eseguito da una macchina, suggerisce l’ uso di schede perforate. Non solo, intuisce la possibilità delle macchine di trattare anche grandezze non numeriche come simboli e suoni. Insomma fornisce la prima descrizione di un programma informatico.
Dopo questo esordio il libro prosegue con racconti e aneddoti avvincenti. Come la storia delle 80 laureate in Matematica arruolate dall’ esercito degli Stati Uniti durante la Seconda Guerra Mondiale con la qualifica di “computer” (i primi calcolatori si chiamavano “computor”), e quella del contrammiraglio Grace Murray Hopper, laureata in Matematica alla Yale University, che, sempre negli anni della guerra, si arruola nella Marina degli Stati Uniti e scopre come decrittare i codici usati dai nazifascisti. Straordinaria divulgatrice, muore nel 1992 e viene sepolta nel celebre cimitero militare nazionale di Arlington. Fra breve uscirà un film su di lei.
E che dire di Hedy Kiesler, molto intelligente e moto bella ebrea viennese, attrice di successo. Al Festival di Venezia del 1934 suscita enorme scandalo per la prima scena di nudo nella storia del cinema. La recitazione l ‘ aveva sottratta al suo interesse per l’ ingegneria e la matematica, cui ritorna durante il matrimonio con un industriale viennese che le fa abbandonare il cinema. Fugge a Londra durante le persecuzioni razziali e poi negli Stati Uniti, dove riprende con grande successo la carriera cinematografica col nome d’ arte di Hedy Lammar. Ma ha la stoffa della scienziata e dopo lo scoppio della guerra è co-inventrice, fra l’ altro, di un “sistema di comunicazione segreta” per contrastare i segnali trasmessi dal nemico, che troverà applicazione però solo 20 anni quando la marina americana lo utilizza sulle navi durante il blocco di Cuba.
Dal cinema al convento. Una Suora della Carità americana, Mary Kenneth Keller, matematica, ha sviluppato il linguaggio informatico BASIC, semplice, duttile e potente, che ha contribuito al boom dei personal computer (una versione fu adottata da Bill Gates). E’ stata la prima persona al mondo a ottenere (nel 1964), insieme con un collega, un dottorato di Informatica all’ Università del Wisconsin,.
I personaggi femminili si susseguono incalzanti, come Kaner Sparck Jones, “la donna che sussurrava ai computer”, studiosa di “motori di ricerca”, o Margaret Hamilton, inventrice dei software moderni, la donna che ha mandato il primo uomo sulla luna. O ancora Mary Wilkes, che sviluppa il concetto di sistema operativo, la designer Susan Kare, che ha inventano le “icone”, Susan Wojcicki, la “madre della Silicon Valley” che ha lanciato Youtube, e Parisa Tabriz, padre iraniano e madre polacca, un genio della sicurezza informatica. E le italiane? L’ ultima parte del libro rende onore alle nostre “cervellone”, a partire da Marisa Bellisario, prima top executive mondiale nel settore informatico, impegnata nelle battaglie per la parità fra uomo e donna.
L’informatica al femminile
di Cinzia Ballesio e Giovanna Giordano, edito da Neos Edizioni