Fondo povertà educativa

Fondo povertà educativa

Sono dedicati alla prima infanzia e alla adolescenza e hanno coinvolto circa 60 mila bambini e ragazzi . “Troppo  spesso si sottovaluta la gravità del fenomeno dell’abbandono scolastico”, ha detto nel presentare  i progetti Giovanni Quaglia, Presidente dell’Ass. delle Fondazioni di origine bancaria piemontesi e Presidente della Fondazione CRT che ha ricordato quanto diceva San Giovanni Bosco “dalla buona o cattiva educazione della gioventù dipende la buona o cattiva società”.

Combattere la dispersione scolastica”, ha aggiunto Quaglia, “è la base per combattere altre povertà  e garantire l’eguaglianza delle  opportunità fra i cittadini di cui parla la Costituzione. L’ascensore sociale”, ha aggiunto,  “che ha funzionato così bene fra le classi fino agli anni ’70 si è poi fermato e occorre farlo ripartire”.

I progetti hanno coinvolto 157 comuni piemontesi in 6 province. Tre i bandi di  riferimento: il Bando prima infanzia ( 0-6 anni) ha permesso di avviare 8 progetti su 16 che puntano a potenziare l’offerta di servizi di cura  ed educazione dei bimbi con particolare attenzione a quelli appartenente a  famiglie in difficoltà. Il Bando adolescenza ( 11-17 anni)  è volto a contrastare , con azioni dentro  fuori la scuola, fenomeni quali la dispersione e l’abbandono scolastico, il bullismo, nonché situazioni di svantaggio e rischio devianza. Il più recente Bando Nuove generazioni (5-14 anni )intende promuovere e sviluppare competenze personali, relazionali e cognitive dei ragazzi. Mediamente ciascuno dei progetti piemontesi ha ricevuto circa 600 mila Euro per una durata di tre anni. I progetti sostenuti dal Fondo prevedono il concorso congiunto di un sistema variegato di attori ,fra cui scuole, enti del Terzo settore, famiglie, istituzioni scolastiche e altri nell’intento di costruire  o rafforzare le cosiddette “comunità educanti”  per contribuire a costruire percorsi educativi adeguati per bambini e ragazzi.

Fra i progetti si possono citare  quello “Explora: spazi e tempi per crescere”, per la realizzazione di attività culturali e sportive anche per disabili e l’attivazione  di un servizio educativo domiciliare per minori in situazioni di vulnerabilità. Il progetto intende anche sostenere i genitori. C’è poi il progetto “Community school: per una connessione generativa” che prevede attività di educazione non formale con laboratori di  robotica, sport , teatro, musica  e percorsi museali. Un altro “Io sto bene qui in montagna”  vuole aumentare i servizi educativi e quindi i bambini che li frequentano nella  fascia di  età 0-3 anni nei comuni della Val Pellice , dando priorità alle fasce deboli.

Il Fondo Nazionale di contrasto alla povertà educativa è nato nel 2016 da un accordi fra le Fondazione di origine bancaria, rappresentate dall’Acri, il Forum del Terzo settore e il governo, gestito dall’impresa sociale Con i bambini. L’obiettivo è appunto quello di rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale, culturale che provocano l’abbandono scolastico o la impossibilità per dei minori di accedere a processi educativi.

Redazione

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