I CAS Centri di Accoglienza Straordinaria rappresentano una delle strutture ordinarie di accoglienza individuate dalle prefetture, nei servizi predisposti dagli enti locali, in caso di arrivi consistenti e ravvicinati di richiedenti. Dei CAS e di accoglienza ne abbiamo parlato con Sharing Torino, che si occupa anche di Housing sociale ed emergenza abitativa dal 2013 nel capoluogo piemontese.
Cosa ha portato la vostra realtà a scegliere di lavorare anche come CAS?
La nostra realtà nasce nel 2013 in maniera alternativa rispetto ad altri progetti sul territorio che riguardano l’accoglienza. Sharing si sviluppa come Housing sociale e si occupa principalmente di emergenze abitative ma funziona anche come albergo per lavoratori, trasfertisti e fuori sede. All’inizio è stata fatta una richiesta di disponibilità da parte della Prefettura di Torino, e Sharing ha accettato di buon grado di lavorare. Attraverso un progetto integrato non solo rivolto a richiedenti asilo ma anche ad altre tipologie di utenze.
Quali le difficoltà nei percorsi e cosa migliorereste nel meccanismo complessivo dell’accoglienza?
Come tutte le realtà che si occupano di ospitalità e di accoglienza in generale le difficoltà che si riscontrano sono molteplici e di vario genere. In primis nel processo di accoglienza dei richiedenti asilo uno dei nodi è sempre stato quello legato alla temporaneità, e cioè alla difficoltà di percepire dei servizi a lungo termine quando facilmente si prospettano casi di provvisorietà dati dalle tempistiche dei documenti dei richiedenti asilo.
Un altro gap è quella che si riferisce alle attese lunghe burocratiche, poiché se da una parte è evidente a molti quanto sia difficile costruire dei percorsi di integrazione è chiaro anche che il perpetuare di tempistiche per avere documenti o linee guida costanti non agevola il processo.
Quali sono gli elementi necessari per realizzare percorsi di successo?
Gli elementi di successo per potere creare dei processi di integrazione nel tessuto sociale sono molteplici. Prima di tutto l’unione di culture diverse costituisce di già un dato favorevole alla crescita e risulta anche essere uno stimolo costante sia umanamente sia professionalmente. Un altro elemento chiave è quello del sapere e dovere entrare in relazione con i beneficiari. Cercare di capire le capacità e le competenze dei ragazzi rispetto al bagaglio precedente. Solitamente i richiedenti asilo arrivano nel CAS pieni di storie differenti e alle quali spesso ci si trova impreparati. Una delle difficoltà è quella del non sapere nell’immediatezza come valorizzare queste capacità. Quindi la chiave sta nell’utilizzare professionalità e sensibilità nel trovare sempre con i mezzi della rete territoriale e i vari percorsi di formazione, le modalità migliori e più efficaci per potere creare dei processi di integrazione affinché si possano valorizzare le competenze di ragazzi.
Redazione