Pipistrelli sotto la Mole: molosso di Cestoni

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I chirotteri, meglio noti come pipistrelli, non vantano una buona fama. Il loro aspetto simile a quello di un topo con una membrana alare che gli consente di volare non li ha facilitati nell’essere ben accetti. Inoltre, le leggende che lo perseguitano fin dall’antichità, associandolo alle forze demoniache, hanno creato un alone di mistero e un velo di oscurità su questi utilissimi amici dell’ambiente.

In Italia i chirotteri hanno un ruolo fondamentale nel contenimento degli insetti nocivi. Essendo le specie italiane prettamente insettivore, e nutrendosi principalmente di zanzare, risultano un ottimo insetticida naturale. Con un metabolismo molto veloce e un continuo bisogno di energie, i pipistrelli divorano infatti milioni di zanzare durante tutta la notte.
Insomma, il pipistrello rappresenta un deterrente ecosostenibile per debellare punture e malattie tramesse dai ditteri (zanzare). Non solo perché quest’ultime ne costituiscono il pasto, ma anche per l’innato senso di autoconservazione delle stesse zanzare. Diminuendo gli esemplari adulti, il ciclo riproduttivo s’interromperebbe, riducendo la deposizione di uova e il susseguirsi del ciclo vitale.
Una buona soluzione per attirare i pipistrelli è la bat box, utile non solo come “antizanzare”, ma anche quale espediente per produrre concime, grazie alle feci dei pipistrelli. Il guano dei chirotteri è fertilissimo, una vera leccornia per le piante. Ottimo come fertilizzante essendo ricco di calcio, fosforo, azoto, ed a lentissimo rilascio, è direttamente pronto all’uso perché espletato a secco. 

In Italia sono trentaquattro le specie di chirotteri censite, appartenenti a undici generi diversi, più due specie non confermate, ma solo avvistate. In Piemonte, la specie di Tadarida Teniotis è l’unica rappresentante della famiglia dei Molossidi. Il suo nome molosso di Cestoni è dedicato al naturalista Diacinto Cestoni. Un pipistrello di medie dimensioni, con la pelliccia corta, fine, e Il muso lungo e troncato con il labro superiore più esteso di quello inferiore, con la peculiarità di emettere gli ultrasuoni, udibili anche dall’orecchio umano. I primi avvistamenti a Torino risalgono al 1905 e poi agli anni 1919 e 1937, per poi perderne le tracce sino agli anni Novanta. Un esemplare che vive in gruppi dai cinque ai quattrocento individui e caccia ad altezze proibitive per molti altri chirotteri con il buio o il crepuscolo, rifugiandosi nelle fessure rocciose o anche in ambienti urbani, in strutture artificiali. 

Come la Mole Antonelliana di Torino, un luogo sicuro dove il molosso di Cestoni, infatti, ha trovato riparo tra le lastre. Su questi esemplari si sa poco, essendo contornati da un alone di mistero che rende molto più complesso fare luce sulle loro abitudini e avere maggiori informazioni, essendo schivi e furtivi come spettri, nonostante ora abbiano un piccolo areale di distribuzione a Torino proprio in uno degli edifici più iconici della città, unico come questi esemplari. 

Redazione 

Per saperne d più sul molosso di Cestoni: Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Città Metropolitana di Torino 

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