Per prima, una mostra assolutamente particolare e focalizzata su un periodo di altissima creatività nella vita artistica di Henri Matisse; a seguire gli scatti fra il metafisico e il surreale (“frazione di secondo di realtà”) del grande Henri Cartier-Bresson, autentico pioniere del foto-giornalismo e figura mitica nella storia della Fotografia del Novecento; per concludere, i pannelli scolpiti su legno che raccontano la storia della Vallée realizzati da Giovanni Thoux, oggi fra i più originali interpreti della scultura di tradizione valdostana. Il programma espositivo per l’estate 2018 riconferma per il Forte di Bard una collocazione di primo piano fra i poli artistico-culturali di maggior prestigio a livello nazionale e internazionale. Andiamo per ordine.
“Henri Matisse. Sulla scena dell’arte” – Fino al 14 ottobre.
Mostra inedita. Incentrata sul rapporto che Henri Matisse (1869-1954) ebbe con il teatro e la produzione di opere legate alla drammaturgia, raccoglie oltre 90 opere realizzate dal 1919 fino alla morte dell’artista francese, avvenuta nel 1954. Siamo nel cosiddetto pèriode Nicoise, seguito al trasferimento (1917) di Matisse a Cimiez, sobborgo di Nizza sulla Costa Azzurra. Sono gli anni in cui il pittore lascia parzialmente alle spalle i primitivi istinti fauve per dedicarsi alle sue “odalische” e a quel dipingere in chiave esotica (retaggio dei precedenti e lunghi soggiorni in Algeria e in Marocco) la bellezza delle sue modelle. Semplificazione delle forme, fin quasi all’astrattismo, campiture omogenee di colore, sempre più Matisse rifiuta la tradizione occidentale e si inventa figure danzanti nell’aria, improbabili ed essenziali, di forte cifra decorativa. Questo troviamo nel percorso espositivo al Forte, curato da Markus Muller (direttore del “Kunstmuseum Pablo Picasso” di Munster, da cui proviene buona parte delle tele, disegni e opere grafiche esposte) e articolato in quattro grandi sezioni: dai “Costumi di scena” a “Matisse e le sue modelle” fino a “Le odalische” e a “Jazz”. Una selezione di opere illustra il rapporto fortemente interattivo fra l’artista e le sue modelle, per lui “attrici” della sua arte, mentre l’esposizione di tappeti, abiti, oggetti d’arte orafa, collezionati dall’artista e concessi in prestito dalla famiglia, documentano con evidenza il grande interesse dell’artista per certo decorativismo orientaleggiante. Gli anni Quaranta sono anche quelli in cui il pittore sviluppa la tecnica dei “papiers découpés” (o “pittura con le forbici”, carte ritagliate, sintesi perfetta per Matisse fra colore e precisione della linea) di cui le opere, dai colori dissonanti, della serie “Jazz” – che non poco ispirarono la “pop art” americana e lo stesso Andy Warhol – sono la testimonianza più importante.
“Henri Cartier-Bresson. Landscapes/Paysages” – Fino al 21 ottobre
Realizzata dal Forte di Bard in collaborazione con Magnum Photos International e Fondation Henri Cartier-Bresson di Parigi, la mostra presenta 105 immagini rigorosamente in bianco e nero, scattate da Henri Cartier-Bresson (1908-2004) fra gli anni Trenta e Novanta, in un curioso e attento girovagare, con l’inseparabile “Leica” al collo, fra Europa, Asia e America. Ogni scatto è rappresentazione di quell’“istante decisivo” che per l’artista – non a caso denominato l’“occhio del secolo” – è il “riconoscimento immediato, nella frazione di un secondo, del significato di un fatto e, contemporaneamente, della rigorosa organizzazione della forma che esprime quel fatto”. Raggruppate per soggetto – alberi, neve, nebbia, sabbia, tetti, scale, ombra, pendenze e corsi d’acqua – le immagini documentano soprattutto la forte attenzione di Cartier-Bresson, co-fondatore nel 1947 della celebre agenzia “Magnum”, per l’ambiente; l’appassionata attrazione (con esiti non di rado surrealisti, ispirati all’arte fotografica di quell’altro grande che fu Eugène Atget) per il Paesaggio della Natura cui, tuttavia, si affianca a tratti un Paesaggio dell’uomo assolutamente integrato nella perfetta armonia di linee e geometrie formali che caratterizzano quel “mondo immenso del paesaggio” che l’artista “è riuscito a fare entrare nello spazio ristretto dell’immagine fotografica – come scrive Gérard Macé– rispettando i tre principi fondamentali che contengono la sua personale geometria: la molteplicità dei piani, l’armonia delle proporzioni e la ricerca di equilibrio”.
“Racines. Eventi e protagonisti della storia valdostana” – Fino al 16 settembre
Ci sono tutti i passaggi chiave della storia locale, dall’insediamento di Saint-Martin-de-Corléans alla conquista romana e all’epoca medievale, fino ad arrivare ai tempi moderni, alla lotta di liberazione dai nazifascisti e alla conquista, il primo gennaio del ’46, dell’autonomia ( che ha permesso alla comunità di riappropriarsi della propria identità ) nei 25 stupendi pannelli scolpiti su legno di cirmolo firmati dall’artista valdostano Giovanni Thoux e ospitati fino al 16 settembre nelle sale dell’“Opera Mortai” del Forte. Nato a Verrès, nel ’35, Giovanni Thoux è figlio d’arte; eredita infatti dal padre falegname la passione per la lavorazione del legno. Dopo un lungo soggiorno in Giappone, a inizi anni Settanta rientra in Valle e affianca i fratelli nell’atelier di ebanisteria fondato dai nonni. Numerosi i premi e i riconoscimenti collezionati in un’ormai lunga attività che lo vede oggi fra i più originali interpreti di una scultura profondamente radicata (“Racines”, radici per l’appunto) alla storia e alla tradizione valdostana. In mostra troviamo bassorilievi in legno policromi, realizzati utilizzando colori ad acqua che l’artista fissa con vernici speciali trasparenti così da lasciare intravedere le venature del legno. A commento delle opere, testi a cura di Omar Borettaz, scrittore e bibliotecario della Biblioteca Regionale di Aosta.
Gianni Milani
Forte di Bard (Aosta); tel. 0125/833811 – www.fortedibard.it
Orari: dal mart. al ven. 10/18; sab. dom. e festivi 10/19; lunedì chiuso. Aperto tutti i giorni dal 23 luglio al 2 settembre 10/19,30