Il Grande Fratello è online (1)

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Il Grande Fratello è un personaggio immaginario ed un simbolo nel romanzo distopico “1984” scritto da George Orwell nel 1949. Nel romanzo, il “Grande Fratello” è il leader dell’Oceania, uno stato totalitario in cui il partito al governo, Ingsoc, esercita il potere totale sugli abitanti.

Nella società descritta da Orwell, ogni cittadino è sotto costante sorveglianza da parte delle autorità, principalmente tramite teleschermi. Alla gente viene costantemente ricordato questo dallo slogan “Il Grande Fratello ti sta guardando”: una massima che è onnipresente nella realtà della vita di tutti i giorni descritta nel romanzo.

Nella cultura moderna, il termine “Grande Fratello” è entrato nel lessico come sinonimo di abuso di potere da parte di un governo, in particolare per quanto riguarda le libertà civili. Si parla spesso di Grande Fratello riferendosi specificamente alla sorveglianza di massa e alla limitazione delle facoltà di scelta e decisione da parte degli individui.

Siamo osservati su Internet? Allo stato attuale delle cose, più di quanto possiamo immaginare, e con modalità che alcuni anni or sono facevano parte della fantascienza. Indubbiamente, veniamo monitorati quando navighiamo su Internet, e diverse entità tengono dossier su ciascuno di noi. Google sa molto di noi perché gran parte delle entrate di Google proviene dalla pubblicità e dalla capacità di presentare i messaggi pubblicitari al pubblico potenzialmente più interessato. Tutte le nostre ricerche su Google, le ricerche vocali, i cambiamenti di posizione, i tempi di permanenza in una determinata posizione fisica, l’attività online svolta in tale posizione fisica (visita di pagine, acquisti, scambio di informazioni, ecc.) vengono rilevati e archiviati da Google in modo che tutti questi dati possano essere utilizzati per proporci pubblicità nel modo più accurato possibile. Non solo, ma questa enorme mole di dati viene analizzata da programmi di intelligenza artificiale che sono in grado di mettere in relazione tra loro i dati in modo completo, preciso, efficace. Si chiama “profilazione”: l’elaborazione dei dati relativi a uno o più clienti o utenti, allo scopo di suddividerli in gruppi omogenei in base a gusti, interessi e comportamenti.

Ci sarà certamente capitato di effettuare una ricerca online, anche solo per curiosità, sull’oggetto X o sulla località Y, e trovarci presentate nei giorni seguenti durante la navigazione offerte di prodotti del tipo X o di viaggi e soggiorni nella località Y.

Di fatto, Internet ha cambiato le nostre vite per sempre, ma c’è un lato oscuro e, a volte, l’intero scenario può apparire spaventoso. Di recente, Anand Mahindra, amministratore delegato e vicepresidente del gruppo Mahindra & Mahindra (una grande casa produttrice automobilistica indiana), ha condiviso un video su Twitter che evidenzia il lato oscuro della tecnologia. Il video inizia con un uomo che ordina una pizza tramite “Google pizza” e mentre la conversazione va avanti, l’uomo si rende conto che il motore di ricerca contiene informazioni sostanziali sulla sua vita personale, tra cui cartelle cliniche, estratti conto bancari e dettagli del passaporto. Il video era intitolato: “Il grande fratello sta (sempre) guardando. L’emozione che definisce il 21° secolo sarà la claustrofobia”. Da quando è stato condiviso, il video ha raccolto molta attenzione.

Nel video si vede Paul Wallin che compone il numero di “Pizza Hut” per ordinare una pizza, ma finisce per apprendere che Google ha acquisito l’azienda. Scopre inoltre che il motore di ricerca ha molte informazioni sulle sue preferenze alimentari, problemi medici, estratto conto bancario e persino sulla sua dichiarazione dei redditi. L’uomo si spaventa e dice: “Sono stufo e stanco di Google, Twitter e WhatsApp… Sto andando su un’isola deserta….” A questo punto la voce del venditore risponde: “Capisco ma devi prima rinnovare il tuo passaporto. È scaduto sei settimane fa.”

 

L’evoluzione dei motori di ricerca

I motori di ricerca sono fantastici. Sono la porta di accesso ad Internet e dopo il router e l’ISP sono la caratteristica più importante della navigazione Web. Ci aiutano a trovare ciò che vogliamo su Internet, dove andare, quali siti Web visitare, ma nella loro evoluzione si sono… migliorati al punto da riuscire a suggerirci cosa potremmo volere o dove vorremmo andare basandoci sulla profilazione che hanno su di noi. A volte una semplice parola o frase è tutto ciò che serve: il motore di ricerca ci “riconosce” e ci fornisce le proposte migliori per l’ora, il giorno, l’argomento, le nostre preferenze/orientamenti e le nostre disponibilità economiche. Internet funzionerebbe sicuramente senza i motori di ricerca come li conosciamo oggi, ma sarebbe molto diverso.

Oltre alla possibilità di trovare e indirizzarci alle informazioni e ai siti Web desiderati, i motori di ricerca forniscono molti altri servizi. Uno di questi è la pubblicità e, più specificamente, un tipo mirato di pubblicità che fornisce contenuti direttamente al gruppo di persone, o persino alla singola persona, che ha maggiori probabilità di essere interessato. Abbastanza sorprendente se ci pensiamo, ma anche abbastanza spaventoso se consideriamo come lo fanno. Tenendo traccia di noi, chi siamo, che tipo di persona siamo, cosa ci piace, i siti web che abbiamo visitato in passato e praticamente ogni altra informazione che esiste su di noi sul web (o che abbiamo condiviso, ricevuto o inviato attraverso il Web).

Cos’è un motore di ricerca? Mentre le specifiche variano da motore a motore in generale, un motore di ricerca è un algoritmo complesso o una suite di algoritmi, software per computer, che scandaglia Internet alla ricerca di informazioni e siti Web in base a criteri preimpostati, in particolare la parola o frase chiave. Altre informazioni che possono essere incluse nei criteri di ricerca sono i dati personali sulla persona che effettua la ricerca, utilizzati per filtrare i risultati. I migliori motori di ricerca che raccolgono i dati possono mettere a punto i risultati fino al punto di fornire annunci specifici per età, sesso e interessi personali direttamente sullo schermo del computer o smartphone di uno specifico utente.

Poiché il Web è vastissimo (ad oggi, più di 6 miliardi di siti Web) i motori di ricerca hanno adottato sin dell’inizio della storia misure per ridurre il tempo necessario per fornire la SERP, la Search Engine Result Page, la pagina dei risultati del motore di ricerca, la pagina che si ottiene con l’elenco di tutti i siti web con i contenuti che stiamo cercando. Uno dei passaggi effettuati dai motori di ricerca per presentarci i risultati migliori è l’indicizzazione. L’indicizzazione avviene quando i motori utilizzano quelli che vengono chiamati spider, programmi il cui compito è eseguire la scansione del Web e determinare quale contenuto si trova dove, per sviluppare un elenco di tutti i siti Web classificati in base al contenuto. All’interno delle categorie che vengono definite sono classificati i siti web. I siti Web con i contenuti di qualità più elevata, i contenuti più rilevanti per le ricerche effettuate, ottengono i ranghi più alti. Quando conduciamo una ricerca, il motore va all’indice e trova i siti web che meglio corrispondono alla nostra richiesta. Il ranking è importante perché determina l’ordine in cui i siti web sono elencati nella SERP come risposta ad una ricerca. I contenuti con il punteggio più alto verranno visualizzati prima, e sono quelli che ricevono la maggior parte delle visite. Secondo i dati di una serie di fonti, il primo posto su Google riceve oltre il 33% di tutti i clic, mentre il secondo posto ne ottiene appena la metà e continua a diminuire man mano che si scende.

Il modo di lavorare dei motori di ricerca, lo sviluppo del settore pubblicitario e l’esigenza di comparire ai primi posti nei risultati di ricerca hanno portato alla nascita di un intero settore, Content Marketing e SEO. Questo settore fa affidamento sul posizionamento nei risultati di ricerca per generare clic e traffico sui siti Web allo scopo di promuovere o vendere prodotti (agli utenti che cercano) o spazi pubblicitari (alle aziende che vogliono promuoversi).

Un altro metodo per filtrare i risultati di ricerca, e quello che dovrebbe preoccuparci di più come utenti di Internet, è il data mining. Se ci siamo mai chiesti come un sito web come Google o Bing, o anche Facebook, sia in grado di pubblicare annunci di prodotti o servizi che possono interessarci in seguito ad una determinata ricerca, e come mai tali annunci sono diversi da quelli che compaiono a qualche conoscente che non ha i nostri stessi interessi, età, preferenze, condizioni sociali ed economiche, è perché i motori che stiamo navigando sanno di noi più di quello che immaginiamo, e lo sanno perché hanno raccolto le informazioni che gli abbiamo fornito, inoltre, attraverso riferimenti incrociati sono riusciti a raccogliere anche molte informazioni che non gli abbiamo mai fornito direttamente.

Il data mining è una specializzazione all’interno dell’informatica che cerca di ricavare informazioni da grandi insiemi di dati. Il campo è interdisciplinare e include intelligenza artificiale, apprendimento automatico, statistiche e sistemi di database, che sono tutte parti integranti del funzionamento dei motori di ricerca, dell’indicizzazione e della presentazione di risultati della ricerca. Il termine stesso è un po’ fuorviante, in quanto suggerisce l’attività di raccolta di dati quando in realtà è una attività di derivazione di informazioni dai dati a cui si riferisce. Mentre la raccolta dei dati e l’uso di tali dati da parte dei motori di ricerca rientra nell’ambito del data mining, affermare che il data mining sta semplicemente raccogliendo ed elaborando grandi quantità di dati è limitativo. Tre sottocampi o tipi di data mining sono l’analisi dei cluster, il rilevamento delle anomalie e le associazioni. Il software di data mining dei motori di ricerca può utilizzare l’analisi dei cluster per determinare i gruppi di interesse, il rilevamento delle anomalie per mettere a punto i risultati e le associazioni per ricavare suggerimenti su misura per gli interessi personali.

Possiamo anche considerare che il data mining in sé e per sé, e come base per un filtraggio intelligente che consenta di proporre risultati personalizzati, non sia un processo negativo. Dove le cose si fanno rischiose, ed in molti punti oscure, è sotto la superficie, dato che 1) non sappiamo mai veramente cosa viene raccolto e 2) anche supponendo che la raccolta dei dati sia “sicura”, non si sa chi potrebbe hackerare i server dei motori di ricerca o intercettare un flusso di dati, esponendoli impropriamente alla conoscenza e condivisione anche da parte di chi può farne un uso improprio.

E.P.

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