Foodora: un lavoro semplice, sostenibile ma conveniente?

La protesta Foodora a Torino

Oramai praticamente tutti conoscono “Foodora”, che dal settembre del 2015 opera a Torino. In breve tempo ha fatto scalpore creando una forte domanda, per lo più tra i giovani studenti che iniziano ad ambientarsi nel mondo del lavoro.  Quest’impresa, nata in Germania solamente un anno prima dell’arrivo in Italia mette a disposizione un ottimo servizio di consegne di pasti di una vasta gamma di ristoranti da cui puoi scegliere vari tipi di cucina, ed opera in dieci paesi su scala globale. Ad ottobre del 2016 però a Torino sono scesi in piazza “i fattorini in rosa” per contestare il basso salario e le disagevoli condizioni di lavoro, criticando il fatto che percorrendo svariati chilometri ogni giorno e comunque mettendo a rischio anche la propria incolumità, guadagnando circa 3 euro lordi a consegna. Gli amministratori Foodora si sono difesi sostenendo che questo è un lavoro secondario se non terziario, appunto per i giovani. In data 20 febbraio 2017 il parlamentare di Sinistra Italiana Giorgio Airaudo ha presentato una proposta di legge a Torino la quale garantirebbe i diritti e le tutele ai lavoratori della “gig economy”, ovvero un modello economico dove si lavora “on demand”, proposta effettuata appunto in difesa dei fattorini di Foodora. Airaudo ha annunciato: “Abbiamo costruito questa proposta di legge per dimostrare che è possibile contrattualizzare questi lavori e uscire da una zona grigia”.
Inoltre quindici fattorini che avevano partecipato alle passate manifestazioni e che sono stati giudicati come responsabili dell’agitazione sono stati “sloggati”, ovvero non ricevono più consegne e non possono più accedere alla app che gli permette di lavorare. I vertici Foodora negano la possibile disconnessione dal dispositivo a causa delle proteste.
Ora la domanda sorge spontanea, è lecita la protesta visti tutti i lati negativi di questo impiego? E con questa recentissima proposta le cose cambieranno viste lerotes parole di Airaudo? Oppure sono giuste le attuali condizioni visto la natura di questo lavoro?

(GiovaniRedattori – G. M.)

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