Festa della polizia penitenziaria: il direttore del Carcere di Torino difende la possibilità per i detenuti di usufruire di misure alternative alla detenzione. Accenti preoccupati sulle intenzioni in materia di riforma carceraria contenute nel contratto di programma per il futuro governo Lega – Cinque Stelle, sono risuonati nel discorso tenuto in occasione della festa della polizia penitenziaria dal direttore del carcere torinese delle Vallette (Lorusso- Cutugno), Domenico Minervini. Il contratto di governo prevede, infatti, di riscrivere la riforma dell’Ordinamento Penitenziario e la rivisitazione sistematica e organica di tutte le misure “premiali”.
Invece, per il direttore di quello che è uno dei più grandi istituti di pena italiani, la riforma dell’Ordinamento Penitenziario avviata dal governo Gentiloni è “l’unico strumento in grado di approcciare in maniera strutturata e non emergenziale la problematica delle carceri italiane e del loro inumano sovraffollamento” . Minervini ha ricordato come “già lo scorso anno a settembre, in occasione del Bicentenario della fondazione del Corpo della Polizia Penitenziaria, sottolineavo quanto fosse importante giungere all’approvazione”, ma anche il suo scetticismo sulla possibilità che si arrivasse al traguardo in tempi rapidi, scetticismo che si è dimostrato profetico visto che “oggi abbiamo la certezza che quella auspicata riforma non è stata approvata”. Il direttore ha poi criticato apertamente le attuali “proposte di riforma caratterizzate da una visione carcerocentrica poco aderente alla nostra Costituzione, su cui si susseguono giudizi trancianti di autorevoli giuristi”.
Il direttore di quella che il ministero stesso ha definito la struttura carceraria più complessa d’Italia si è detto “fortemente preoccupato, in quanto il cambiamento avviato dal 2013 nelle carceri italiane, a seguito delle condanne della Corte Europea di Strasburgo, aveva prodotto importanti risultati, sia all’interno delle carceri che sul territorio”, ma ha aggiunto “le agende politiche di questi giorni sembrano voler fortemente ridimensionare l’esecuzione penale esterna” , cioè quelle misure alternative concesse dai Tribunali di Sorveglianza ai condannati che per i loro particolari requisiti possono espiare la pena nell’ambiente esterno, anzichè negli Istituti penitenziari.
Misure che Minervini ha difeso con forza: “la messa alla prova di un detenuto in lavoro esterno o in regime di semilibertà costituisce un formidabile banco di prova in occasione del quale vi è il dovere di controllarlo, ma anche di sostenerlo per evitare i fallimenti, già in costanza di pena” e ha aggiunto: “Solo percorsi così strutturati possono fare prevenzione contro l’aumento delle recidive”. Ispirandosi a questo principio ha sottolineato come sia “proprio questa la strada che ho voluto percorrere in questo istituto, nel quale ormai sono stabilmente più di cento i detenuti inseriti in lavoro esterno e semilibertà, grazie al contributo dei privati, ma soprattutto a quello degli enti locali, in primis del Comune di Torino”. Minervini, sempre su questo argomento, ha annunciato “l’imminente avvio della gestione del bar del Palagiustizia da parte della cooperativa Liberamensa”, che già offre lavoro all’interno dell’ istituto con numerose attività tutte del settore food (panetteria, catering, bar, ristorante). Un altro progetto di lavoro esterno per i detenuti “dall’indubbio valore simbolico, per il luogo in cui andrà a realizzarsi”.
Oggi nel carcere Lorusso Cutugno, detto delle Vallette, ci sono stabilmente circa 1400 detenuti, erano 1100 4 anni fa, mentre gli agenti sono sempre poco più di 700. Il direttore ha così rivendicato, nonostante i mezzi economici e di personale siano carenti, il potenziamento delle attività scolastiche e di formazione professionale in favore della popolazione detenuta.
In particolare la scuola di accoglienza per i nuovi arrivati, che si trovano in un momento molto delicato sul piano umano e psicologico qual è quello dei primi giorni di carcerazione.
Minervini ha sottolineato “con un pizzico di orgoglio” le attività culturali e in particolare “le 5 biblioteche di questo istituto, una per ogni padiglione” che sono state ampliate in modo da poter diventare luoghi per incontri a carattere culturale” e l’ iniziativa di inviare i detenuti bibliotecari “nelle sezioni detentive e nei cortili passeggio per portare la cultura a domicilio , in modo che i detenuti possano effettuare una scelta consapevole del libro, toccandolo, sfogliandolo, leggendone la prefazione”. Cosa che ha fatto aumentare molto i libri richiesti dai detenuti.
C’è poi il tema delicato, come l’ha definito il direttore, dei rapporti con i detenuti di fede islamica, che tocca anche il rischio di radicalizzazione, sempre presente e ben noto nelle carceri. Alle “Vallette” già da tre anni, ha ricordato il direttore, si organizza “tutti i venerdì la preghiera collettiva presso il teatro, alla quale partecipano quasi 150 detenuti guidati da IMAM accreditati presso il Ministero degli Interni”. Questo “sforzo organizzativo, sostenuto da tutto il personale di questo istituto, raggiunge i suoi livelli massimi di attenzione proprio in questi giorni, quelli del Ramadan”. Uno sforzo fatto per “trasmettere ai detenuti di fede islamica l’idea dell’accoglienza da parte dell’Italia, anche nelle strutture carcerarie, dell’attenzione verso tale culto, in modo da non ingenerare sentimenti di vittimismo e ghettizzazione, terreno fertile per la proliferazione della radicalizzazione”.
Alla festa della polizia Penitenziaria erano presenti, fra gli altri, il Prefetto di Torino, Renato Saccone, il Procuratore Generale Francesco Saluzzo e il Questore Francesco Messina.
P. G.