Dal registro elettronico ai Gruppi Whatsapp (2)

Dal registro elettronico a Whatsapp

Con il registro elettronico il modello di comunicazione è prevalentemente unidirezionale: la fonte (scuola) struttura dei messaggi che vengono trasmessi lungo dei canali digitali (Web, SMS, Whatsapp). Il ricevente (genitore e/o studente) interpreta i messaggi basandosi sulle sue abilità comunicative, gli atteggiamenti, le conoscenze ed il sistema socioculturale di appartenenza.

Non vengano presi in considerazione i fenomeni legati al feedback ed all’autoregolazione all’interno della scuola che contribuiscono al buono sviluppo del percorso educativo ed alla narrazione dell’ambiente scolastico. Si tratta quindi di un approccio definito “digitale” esclusivamente per la natura dei canali utilizzati, ma che resta ancorato a uno schema in cui la scuola è il soggetto “erogatore di comunicazioni” a cui l’utente deve adeguarsi, senza una logica di reciprocità, di feedback e di personalizzazione che le stesse scuole citano come richieste provenienti dalle famiglie. Perdere l’occasione per iniziare a sfruttare sin dall’inizio la “transizione al digitale” e la dematerializzazione come strumento di condivisione e reciprocità, sarebbe un errore gravissimo.

Vi sono inoltre dubbi da parte di molti che l’utilizzo del registro elettronico rappresenti una buona pratica sotto il profilo della relazione educativa docente-alunno, genitore-figlio e, soprattutto, sul versante dei rapporti scuola-famiglia. Siamo assolutamente certi che l’esigenza di sapere tutto in tempo reale e senza alcun filtro rappresenti la soluzione migliore sotto l’aspetto pedagogico? La Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia del 1989 sottolinea che lo scopo dell’istruzione dovrebbe essere lo sviluppo equilibrato della personalità, del talento e delle capacità mentali e fisiche del fanciullo. Ebbene, risulta difficile immaginare tutto questo attraverso uno strumento telematico che si sta trasformando in una sorta di “grande fratello” che proietta all’esterno, in tempo reale, quasi tutto ciò che accade in un’aula scolastica, pregiudicando in qualche caso la serenità di alunni e docenti. La descrizione di una carenza nel contesto di un confronto tra docente e genitore, meglio ancora se in presenza dell’alunno, potrebbe produrre sulla psiche di quest’ultimo effetti meno traumatici o addirittura positivi, specie se le motivazioni fornite dall’insegnante vengono accompagnate dagli opportuni suggerimenti. L’adolescenza, infatti, rappresenta un periodo di forti trasformazioni, di bisogno di indipendenza e decondizionamento che, se non accompagnato dal dialogo e dalla comprensione, può sfociare in forme più o meno gravi di disagio. Il “grande fratello scolastico”, freddo e per certi versi spietato, mal si presta a dare un contributo positivo in questa direzione.

La scuola di qualità non è quella che più rapidamente trasferisce informazioni all’esterno o, peggio, quella che “boccia di più” dopo aver ottemperato agli obblighi di comunicazione. La scuola di qualità, invece, è quella in grado di migliorare i processi di insegnamento/apprendimento, è in grado di individuare e utilizzare strategie didattiche innovative e stimolanti, selezionare i contenuti e i saperi in grado di sviluppare le necessarie competenze. Una scuola di qualità è in grado di consolidare il livello di autonomia e di responsabilità dei giovani, indispensabile precondizione per un agevole e sereno traghettamento nel mondo degli adulti.

Se il registro elettronico può essere la community che mette in contatto tutti, per essere veramente utile devono essere adeguatamente implementati e proposti strumenti di coinvolgimento e feedback che rendano la comunicazione un dialogo, uno scambio di informazioni utile e produttivo, e che non eliminino il contatto fisico ad unico vantaggio della rapidità ed economicità ma a svantaggio dell’umanità e della comprensione. Certamente lo studente si sente ora maggiormente sorvegliato-spiato, non può più infrangere facilmente le regole senza conseguenze (qualora ve ne fossero), deve subire, in caso di prestazioni scolastiche insufficienti, la ramanzina dei genitori che lo solleciteranno ad un atteggiamento più responsabile. Certamente, è meglio per tutti accorgersi subito che qualcosa non sta andando per il verso giusto, per arginare situazioni di “pericolo”, affinché non sia poi irrimediabilmente troppo tardi… C’è anche chi sostiene che, da quando si utilizza il registro elettronico, i genitori non si facciano più vedere ai colloqui con i docenti o alle riunioni. Può valere per alcuni, ma dai rilevamenti effettuati all’interno delle scuole sembra che siano tanti, invece, i genitori che partecipano ai colloqui individuali e generali, anche solo per conoscersi e “guardarsi negli occhi” (come qualche genitore ha osservato), per meglio capire l’andamento didattico-disciplinare del proprio figlio, per promuovere rapporti efficaci e costruttivi, insomma per agevolare quella relazione educativa, che si esalta nell’incontro, nella condivisione, nel confronto e nello scambio tra genitori e insegnanti.

La tecnologia, e nella fattispecie il registro elettronico, non può quindi sostituire la priorità della relazione umana, ma può costituire un supporto di efficienza, un aiuto, uno strumento integrativo o parallelo, se finalizzato ed adeguatamente strutturato per potenziare, migliorare, rendere più trasparente la comunicazione tra scuola-famiglia.

(ep)

Per saperne di più: Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia del 1989

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