La parola d’ordine è “dematerializzazione”, la mission è “comunicare risparmiando tempo e denaro”, il mezzo è il registro elettronico introdotto dalla recente legislazione in tema scolastico.
La legge n. 135/2012, che ha introdotto la dematerializzazione anche nel settore scolastico, origina da un decreto legge (n. 95/2012) contenente “Disposizioni urgenti per la razionalizzazione della spesa pubblica”, che a sua volta si inquadra in una logica di contenimento dei costi. Non a caso la Legge135 prevede l’effettuazione delle iscrizioni online, la pagella in formato elettronico, i registri online e l’invio delle comunicazioni agli alunni e alle famiglie in formato digitale. Pure se con i ritardi ed i problemi organizzativi tipici delle innovazioni tecnologiche all’interno della Cosa Pubblica in Italia, ad ormai quattro anni dalla pubblicazione della Legge 135 iniziano ad essere molte le scuole che si sono dotate di questo strumento e che hanno coinvolto famiglie degli alunni e personale docente e non docente.
Se si entra nel dettaglio delle funzionalità del registro elettronico, si comprende la potenzialità di uno strumento nato per essere multifunzionale e per rispondere quindi alle esigenze di un ambiente complesso qual è la scuola, in cui operano e s’interfacciano diversi attori. Il registro elettronico è usato dai docenti così come dal preside, dagli alunni e dai genitori, dalla segreteria e dal personale ATA (personale amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola). Il registro elettronico si propone quindi come una community che mette in contatto tutti, permette lo scambio veloce di informazioni, rende la classe viva e partecipe e la porta addirittura a casa, in famiglia. Tramite il registro elettronico, i docenti possono disporre in ogni momento di un quadro aggiornato dell’intera classe, dell’andamento dei singoli studenti, dei programmi dei colleghi, e possono gestire meglio i programmi didattici trasversali a più materie. Lo stesso vale per i presidi e i direttori didattici, che hanno un controllo in tempo reale sul lavoro degli alunni, dei docenti e del personale della scuola, mentre le segreterie possono svolgere più velocemente tutti i passaggi amministrativi connessi alle attività scolastiche. Le informazioni però non rimangano “chiuse nella scuola”: con il registro elettronico diventa istantanea la comunicazione alle famiglie. Tramite sistemi di accesso con username/password per ogni famiglia, i genitori possono accedere online ai dati sui propri figli in ogni momento, senza più ritrovarsi brutte sorprese su voti, pagelle, esami, presenze o assenze. Oppure possono, più banalmente, prenotare gli appuntamenti per i colloqui coi professori. Ciò significa un coinvolgimento maggiore della famiglia, che non solo può controllare meglio il rendimento dei propri figli e, quindi, gestire con più consapevolezza la loro crescita, soprattutto in fasi difficili come quella adolescenziale, ma può davvero condividere con loro la vita a scuola.
Molti dirigenti scolastici hanno inoltre acquistato dei pacchetti software che offrono una molteplicità di servizi aggiuntivi: invio just in time di e-mail ed SMS per comunicare ritardi e assenze degli alunni, voti iscritti nel registro, note e provvedimenti disciplinari…
Parallelamente, con la sempre maggiore diffusione degli smartphone sono sempre più numerosi i gruppi di genitori che utilizzano WhatsApp per comunicare fra loro e gestire la vita scolastica dei propri figli in maniera più semplice, i gruppi di studenti che utilizzano WhatsApp per comunicare fra loro su temi relativi all’attività scolastica, e gli insegnanti che utilizzano WhatsApp per comunicare fra loro e con gli studenti circa iniziative, variazioni di programmi, avvisi importanti. E non parliamo di pochi utenti “tecnologicamente avanzati”. La penetrazione del mobile in Italia è maggiore rispetto alla media europea: il nostro Paese ha il più alto numero di utenti attivi (cioè di SIM, che ammontano ad almeno 2 a testa) e di dispositivi mobili per persona in Europa. Su un totale di 41,5 milioni di italiani tra 11 e 74 anni che accedono a Internet, 32,7 milioni dichiarano di farlo da smartphone, 12,9 milioni da tablet. Negli ultimi due anni, la crescita complessiva (smartphone e tablet) degli italiani che accedono a Internet in mobilità è pari al 26,4%, con 18,2 milioni di utenti italiani tra 18 e 74 anni nel giorno medio.
Tutto bene e tutti contenti, quindi? Tutti convinti di andare nella giusta direzione? Non proprio. Come sempre capita, la realtà è in molti casi differente dalla teoria, è in molti casi assolutamente disomogenea, e le opinioni sono molto differenti tra loro. Vediamo di cosa stiamo parlando nei prossimi articoli in uscita a breve.
(ep)
Per saperne di più: Legge n. 135/2012, Decreto legge (n. 95/2012)