Un’edizione gradita e ben fatta, anche con le scelte delle giurie dei film da premiare e promuovere, che opportunamente rilanciano un allarme da qualche tempo un po’ spento nelle denunce e nelle campagne di tematica ambientale, a favore di altri temi a carattere ecologista che forse hanno più presa nell’opinione pubblica: i migliori film parlano della plastica che sommerge vaste zone di mari, oceani e interi territori del pianeta socialmente fragili.
Ha vinto dunque un documentario che riporta in primo piano il “flagello della plastica”, come si sottolinea nelle note che accompagnano il film: primo premio del festival a “Plastic China”, del cinese Jiu-liang Wang, giovane regista già autore di un documentario sulle discariche di Pechino molto apprezzato in numerosi festival. Partendo dal trattamento e dal riciclaggio dei rifiuti plastici, il documentario, ambientato in Cina, allarga lo sguardo su certi modelli di vita e sui consumi cresciuti in modo incontrollato con la globalizzazione; e questo film si è anche aggiudicata una menzione speciale.
E sono ancora i rifiuti plastici protagonisti del secondo premio, andato al francese “Océans, le Mystère plastique”: qui un vero e proprio sesto continente di plastica nel mezzo dell’Oceano Pacifico, e appendici sull’Oceano Atlantico, con gravi pericoli per la nostra salute a causa delle microparticelle di plastica degradata che, a quanto pare, attraverso i complessi percorsi dei cicli biologici, rischiamo di ritrovare nascoste in tutto quello di cui ci nutriamo.
Le giurie di Cinemambiente richiamano così l’attenzione su un problema forse un po’ trascurato, quello appunto della plastica: nel dibattito sulla salute e sul futuro del pianeta, si parla infatti molto di energie alternative e rinnovabili, attorno alle quali continua a svilupparsi una florida industria, di cambiamenti climatici, di inquinamento atmosferico, di mobilità ecologica, di nucleare, ma molto meno dei rifiuti plastici: ed è dunque da Torino che riparte una denuncia su questo tema.
Tra gli altri premi, una menzione speciale all’americano “The last Pig”, su un allevatore di maiali in crisi di coscienza e decisamente pentito mentre accompagna i suini al macello; una menzione anche all’italiano “Con i piedi per terra”, del genovese Andrea Perdicca, un ritorno alle origini dell’agricoltura, contadini che coltivano la terra seguendo metodi antichi e gesti millenari.
Un successo pieno, la ventesima edizione di Cinemambiente, con un programma messo insieme dal direttore Gaetano Capizzi che con oltre 100 film, ha saputo toccare molti temi che animano il dibattito ambientalista di questi anni: animali in estinzione, migrazioni dovute anche agli scompensi climatici, l’inquinamento delle acque, l’iperconsumo dei nostri decenni, intere popolazioni di continenti poveri deprivate delle loro terre da parte di altri Paesi che comprano quei territori a poco prezzo e con grande cinismo.
E un pubblico consapevole, in crescita, 15 mila le presenze al cinema Massimo, forse anche sospinto da concomitanti eventi internazionali e decisioni intempestive e quantomeno discutibili in tema di difesa dell’ambiente – gli Stati Uniti che escono dagli accordi di Parigi. Un festival “necessario”, dunque, nel suo genere e nel suo piccolo, che unisce l’impegno civile alla passione per il cinema, e che di anno in anno genera nuove sensibilità per i temi ambientali, anche al di là di taluni fondamentalismi militanti che con anatemi e demonizzazioni, finiscono per danneggiare la causa, anziché portare nuova consapevolezza presso strati sociali finora poco informati e anche per questo scarsamente partecipi.
(Nino Battaglia)
Per saperne di più: www.cinemambiente.it