Animali alieni: il castorino di Torino

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Importata in Italia per la prima volta nel 1929 per sfruttarne la pregiata pelliccia, e conosciuta prima della Seconda Guerra mondiale come castorino, la nutria (myocastor copyus), roditore di grandi dimensioni, originario del Sud America, è ormai un habitué delle zone palustri e degli argini dei fiumi, anche di Torino. 

 La sua diffusione in libertà in Italia è dovuta alla crisi della vendita delle pellicce nel dopoguerra, quando questo tipo di allevamenti vennero dismessi, permettendo che alcuni esemplari riuscissero a fuggire, oppure liberati, visto che l’uccisione e lo smaltimento avrebbero richiesto maggiori spese.
Come molte specie aliene introdotte o rilasciate in habitat non originari, anche la nutria crea gravi danni sia alla flora, per l’asportazione della vegetazione acquatica, sia alla fauna, danneggiando i nidi di volatili deposti sulle rive. Altre criticità del suo proliferare sono collegate all’economia agricola e al possibile dissesto idrogeologico di un territorio. Infatti, per nutrirsi, altera gli argini dei fiumi, creando cunicoli che rischiano di indebolire il terreno, rendendolo fragile e friabile. Le ragioni della sua presenza sempre più elevata sono dovute alla sua capacità di ambientarsi benissimo in acquitrini, stagni, acque lente o a scorrimento, e alla sua dieta erbivora a base di rizomi, bulbi, foglie, radici, tutti elementi di cui il territorio cittadino è ricco. Inoltre, essendo un roditore molto prolifico e non avendo predatori naturali, la sua diffusione risulta molto facile. 

Il regolamento europeo (UE) n.1143/2014 e il decreto legislativo n. 230/2017 disciplinano le disposizioni volte a prevenire e gestire l’introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive, tra cui la nutria, inserita nell’elenco delle 100 specie aliene più dannose al mondo. Le misure di gestione, affidate alle regioni, come disposto dall’articolo 19 della L. 157/92, possono consistere in interventi biologici, fisici e chimici per il contenimento o volti all’eradicazione della specie invasiva. Il piano 2022-2026 della Città Metropolitana di Torino propone la cattura con gabbie e poi la loro soppressione. Attualmente sono diverse le colonie sulle sponde del Po in città, tra cui una corrisponde alla passerella pedonale di piazza Chiaves sul lungo Po e l’altra all’interno del parco del Valentino. 

Ulteriore problema è il sovvertimento delle loro abitudini alimentari. Essendo ormai sempre più viziate e per nulla intimorite dall’uomo, è facile vederle rovistare nei rifiuti in cerca di qualcosa di appetitoso, ed è comune vedere persone che offrono loro cibo. Questa pratica, oltre a minarne le abitudini, può creare problematiche multifattoriali come l’aumento della colonia e la crescente sicurezza degli esemplari, riducendo in loro il timore dell’uomo. Nonostante siano apparentemente amichevoli, sono dotate di grossi incisivi che potrebbero usare per difendersi, oltre al rischio, seppur minimo, di trasmettere malattie essendo portatrici di leptospire. Tendenzialmente non sono animali che mordono; è l’uomo che le infastidisce, non ricordandosi che sono pur sempre animali selvatici e non domestici. 

Una curiosità legata alle nutrie è legata alla sua carne. Considerata prelibata in molte parti del mondo, come ad esempio in Sud America o in alcune zone degli Stati Uniti. Un alimento a base di carne rossa, molto magra, con un gusto assimilabile a quello della carne di tacchino. Inoltre, essendo un animale che si nutre di una dieta ricca di vegetali, le carni hanno valori nutrizionali molto alti.

Redazione
Immagine by Eta Beta Scs

Per saperne di più: Piemonte Parchi; Aree Protette Po Piemontese; Città Metropolitana di Torino