Google Family Link è un servizio completamente gratuito di controllo parentale realizzato da Google ed ideato per consentire ai genitori di regolare i parametri e le funzionalità dei dispositivi di comunicazione dei propri figli (smartphone e tablet). Destinato specificamente al controllo di minori fino a 13 anni, età al di sotto della quale secondo le leggi federali USA non è possibile aprire un proprio account Google senza il consenso di un genitore.
Il servizio è stato rilasciato al pubblico per la prima volta a marzo 2017 negli USA. Al Google I/O 2019, Google ha annunciato che avrebbe incluso Family Link in modo nativo in Android 10. Il servizio è ora disponibile in 38 paesi, a cui è stata aggiunta l’Italia nel 2021. Family Link funziona ora su dispositivi Android con versioni 5.0 (Lollipop) e successive, e iPhone con iOS 11 e versioni successive e richiede un account Google per accedere all’app da remoto.
Il servizio è suddiviso in due diverse applicazioni, Family Link for Parents (installabile sul dispositivo in uso ai genitori) e Family Link for Children & Teens (installabile su ogni dispositivo in uso ai minori). L’app Family Link for Parents consente ai genitori di utilizzare parametri personalizzabili per gestire la visualizzazione dei contenuti dei propri figli. Per bambini e adolescenti, l’app Family Link for Children & Teens consente ai parametri indicati dai genitori di gestire il dispositivo mobile dei bambini. Family Link è disponibile anche sul web: i genitori possono accedere alle funzionalità online anche quando sono lontani dai loro smartphone o non hanno l’app.
Alcune funzionalità di Family Link includono la limitazione di vari contenuti come siti Web e applicazioni, la gestione dei tempi di utilizzo, la localizzazione dei telefoni tramite GPS e il download di app educative dal Play Store. La “scheda Controlli” consente ai genitori di monitorare i bambini con la possibilità di impostare limiti di tempo di utilizzo (lo schermo si spegne al raggiungimento di tali limiti) per il dispositivo o per app specifiche, nonché impostare restrizioni sui contenuti, come per esempio limitare l’avvio di applicazioni preinstallate, piattaforme di social media come Facebook e Twitter e altro ancora.
In un nuovo aggiornamento della “scheda Posizione”, i genitori possono avere una visualizzazione della posizione dei dispositivi di tutti i propri figli sulla stessa mappa, e possono attivare le notifiche per essere avvisati quando ciascuno dei figli arriva o lascia una destinazione specifica come la scuola o il campo di calcio.
Inoltre, la scheda “In evidenza” consente ai genitori di tenere traccia dell’utilizzo del dispositivo del figlio mostrando un’istantanea dell’utilizzo delle app da parte del bambino, del tempo sullo schermo e delle app installate di recente.
Ma se si installa Family Link, aprendo un account Google per i bambini sui cui dispositivi viene installato, all’età di 13 anni ogni bambino può scegliere di “diventare grande” e revocare le restrizioni, ottenendo le chiavi del regno di Internet e tutte le cose buone e cattive che ne derivano. Molte sono state le proteste, perché a prima vista Family Link ha caratteristiche vincenti: è gratuito, ben progettato e ricco di funzioni ponderate per regolare l’uso dello smartphone da parte di un bambino, eppure quasi tutti questi vantaggi sono vanificati dalla decisione di Google di consentire ai bambini di rimuovere le restrizioni nell’istante in cui diventano adolescenti.
Ovviamente, dal lancio di Family Link, si sono aperte anche discussioni su come e quanto questa app sia invasiva della privacy dei minori, dei genitori, e della famiglia nel suo complesso. Bisogna certamente partire dal presupposto che – indipendentemente dalle normative vigenti a livello nazionale e internazionale – quando un prodotto è utile ed è gratuito, “il prodotto siamo noi che lo utilizziamo”. Vero è che Google garantisce che tutte le informazioni ricavate dall’utilizzo di Family Link non vengono rese pubbliche e condivise con terzi, e che le informazioni ricavate dell’utilizzo dei dispositivi da parte dei minori non vengono utilizzate per proporre loro annunci pubblicitari. Altrettanto vero è però che Google utilizza tutte le informazioni, comprese quelle sull’utilizzo dello smartphone da parte dei minori, per proporre ai genitori suggerimenti ed annunci pubblicitari e di marketing. Ovvero, non c’è da stupirsi se dopo un certo tempo che viene utilizzato il sistema, il genitore inizia a visualizzare annunci pubblicitari di concessionari d’auto che si trovano nei pressi della/e scuola/e del bambino/i monitorato/i, o ancora presentazioni di scuole di inglese non molto tempo dopo che il figlio ha utilizzato Google Translate per traduzioni in quella lingua. Si tratta in ogni caso di un “prezzo da pagare” relativamente modesto in termini di privacy, secondo molti, considerati i vantaggi dell’applicazione.
E.P.