Nuova legge UE sul copyright

Legge UE sul copyright

L’improbabile alleanza tra giganti tecnologici e attivisti della libertà online ha perso una battaglia contro artisti che cercavano una maggiore protezione per il proprio lavoro. Un voto dei legislatori europei per riformare la legge sul copyright dell’UE potrebbe ridefinire il concetto di internet freedom. Una battaglia durata anni, in cui gli artisti si sono scontrati contro le Big Tech, si è conclusa mercoledi 12 settembre 2018 a Strasburgo con un risultato inaspettato: il Parlamento europeo ha votato per aggiornare le protezioni sul copyright per l’era delle piattaforme di condivisione di contenuti.

I parlamentari europei hanno approvato con 438 voti a favore, 226 voti contrari e 39 astensioni una legge che è destinata a dare più potere agli artisti, alle notizie e alle società di media tradizionali rispetto ai giganti della tecnologia come Facebook, Microsoft e Google.
Questo è un buon segno per l’industria creativa europea“, ha affermato l’eurodeputato tedesco Axel Voss, che ha contribuito a portare il disegno di legge in parlamento.
La legge proposta ha acceso un accanito dibattito, coinvolgendo figure di alto profilo sia dal settore tecnologico che da quello dei media. Dal punto di vista tecnico, le voci che si oppongono alla legislazione includono il pioniere dell’Internet Tim Berners-Lee e il fondatore di Wikipedia Jimmy Wales. Grandi nomi nel settore dei media, che sono principalmente per le riforme, vanno dall’ex Beatle Paul McCartney al dj francese David Guetta.
I deputati europei hanno votato una serie di emendamenti che prima del voto apparivano in conflitto tra di loro, facendo si che la bozza finale della legge non era immediatamente chiara.
Il Parlamento europeo aveva inizialmente votato per rinviare la proposta di legge nel luglio 2018, respingendo un dibattito a porte chiuse che avrebbe accelerato il processo di approvazione della legge. Perché una simile controversia? Due parti specifiche del testo della direttiva hanno attirato la maggior parte delle critiche da parte degli attivisti per la libertà di internet: l’articolo 11, che riguarda i diritti degli editori del settore, e l’articolo 13 che avrebbe reso i giganti della tecnologia responsabili per le violazioni di copyright commesse sulle loro piattaforme. Questa sezione invita i giganti di Internet ad adottare misure “appropriate e proporzionate” per impedire che i contenuti generati dagli utenti violino il copyright di un titolare di diritti. Questa parte della legge è stata pesantemente criticata per le preoccupazioni che i giganti della tecnologia potrebbero finire per utilizzare sistemi automatizzati di filtraggio dei contenuti. La legge infatti afferma che dovrebbero essere messi in atto dalle società digitali “sistemi efficaci di riconoscimento dei contenuti” per impedire che i materiali protetti da copyright vengano distribuiti sulle loro piattaforme.
I critici temevano che se la direttiva fosse passata nella sua forma inalterata, sarebbe stata in contrasto con i principi fondanti del Web del flusso di libera informazione, e come suggerisce l’artista rap Wyclef Jean, avrebbe reso più difficile per le persone trovare nuova cultura e talenti. I critici hanno evidenziato il potenziale di “overblocking”, in cui algoritmi molto cauti possono censurare contenuti anche se non violano la legge sul copyright, ed hanno messo in guardia sui costi che un simile avvenimento potrebbe avere sulle piattaforme di publishing più piccole.

Ho lavorato con tanti giovani artisti … che hanno provato la mia musica e ce l’anno fatta“, ha detto Jean in una conferenza stampa sul copyright che ha avuto luogo martedì 11 settembre al Parlamento Europeo. “Il caricamento di filtri o di qualsiasi altra cosa che limiti questo impedirà agli artisti di creare e di costruire il futuro.”
Gli attivisti hanno esaminato attentamente l’Articolo 13 della proposta di legge esprimendo il timore che potesse portare ad una vera e propria censura, e sostengono che l’uso di materiale protetto da copyright mediante commenti o parodie dovrebbe essere consentito dalla dottrina del “fair use”.
Particolare attenzione è stata data allo stato dei “meme”, che spesso si basano su immagini protette da copyright o parti di video e sulla possibilità di potessero essere censurati come risultato. “Questo piano per il “robo-copyright” colpirebbe meme, parodie e clip di persone che applaudiono alle partite di calcio,” ha detto Jim Killock, direttore esecutivo dell’organizzazione anti-censura Open Rights Group, a CNBC in una e-mail martedì scorso. “Il copyright è importante, ma lo è anche la libertà di parola. Le macchine non sono in grado di giudicare la cultura umana, e quando potranno, avremo problemi più grandi da affrontare che l’applicazione del copyright“.
Ma Axel Voss, parlamentare europeo ed esponente chiave della legge, ha affermato che la stessa non porterà alla censura dei meme. “Se analizziamo i meme, l’uso legittimo dei meme non è una questione di Articolo 13, è una questione di copyright”, ha detto Voss alla CNBC a luglio. “Qui non c’è nulla di nuovo.”

L’altra sezione controversa della proposta di legge è l’articolo 11, che consentirebbe alle agenzie di stampa di rivendicare diritti d’autore sulla condivisione dei loro contenuti online.
Gli oppositori della legge, come Julia Reda, un legislatore europeo e un politico tedesco del Partito dei Pirati, vedono questa come una “tassa sul link”. Ma i sostenitori della legge, come Voss, affermano che i collegamenti ipertestuali non sono minacciati.
È importante ricordare che i giganti di Internet come Google sono contrari alla legge in quanto questa potrebbe avere un impatto sul loro modello di business. La compagnia è stata accusata di aver fatto pressioni aggressive per impedire che la legge venisse approvata.
Molte piattaforme tecnologiche, come YouTube (proprietà di Google), si basano su un modello di contenuti generati dagli utenti, in cui le persone spesso condividono immagini, musica e frammenti di film. Nella maggior parte dei casi, in cui si è verificata una violazione del copyright, il contenuto è stato rimosso a seguito di una richiesta da parte di un editore. Ma il nuovo quadro legale porrebbe l’onere della rimozione sulle spalle dei giganti di Internet, e potrebbe costringere molte di queste imprese a ripensare al modello attuale.
YouTube ha affermato di opporsi alla legge sulla base del fatto che potrebbe soffocare la libertà creativa dei videomaker e avere un impatto negativo sulle loro basi di abbonati e sulle loro entrate.
Abbiamo sempre pensato che ci fosse un modo migliore di questo, e che innovazione e partnership sono le chiavi per lo sviluppo di settori creativi e innovativi nell’UE“, ha dichiarato la società in una dichiarazione inviata per posta elettronica.
Sia per i creatori che per i consumatori europei, è fondamentale preservare i principi del link, della condivisione e della creatività su cui si fonda il successo del web“. (Julia Reda, membro tedesco del Parlamento Europeo).

“Libertà significa … rispetto”
Da quando è stata proposta per la prima volta nel 2016, la direttiva sul copyright è diventata un campo di battaglia per gli artisti, molti dei quali vogliono togliere alle piattaforme Internet la libertà di hosting dei loro contenuti, e gli attivisti Internet che temono che le regole formulate in modo estremamente vago possano schiacciare la libertà di espressione su Internet .
Anche gli artisti si trovano su entrambi i lati delle barricate. Jean-Claude Moreau, presidente della Società degli autori, compositori ed editori di musica, che sostiene la riforma, ha affermato che gli artisti “preferirebbero nessuna direttiva ad una direttiva non corretta“.
La libertà significa che dobbiamo rispettare anche gli autori … perché i creatori devono vivere grazie alle loro opere” ha detto Moreau durante una manifestazione di protesta al di fuori del Parlamento Europeo che ha avuto luogo martedi. Ed hba aggiunto “Vogliamo che Internet sia un acceleratore, non un freno.
I sostenitori della direttiva affermano che le società dei media, i musicisti e i fotografi sono alla ricerca di entrate, che si stanno perdendo a causa della distribuzione di contenuti protetti da diritti su piattaforme digitali come YouTube e Facebook.
Sajjad Karim, membro conservatore britannico del Parlamento Europeo, ha dichiarato in vista del voto che è “essenziale” istituire un quadro legale per proteggere la proprietà intellettuale degli artisti.
Il settore musicale del Regno Unito è estremamente importante per l’economia e le nostre esportazioni sono molto alte in questo settore, quindi è importante per me incoraggiare la sua crescita e quella del nostro settore culturale e creativo“, ha detto Karim alla CNBC Martedì.
Il voto è fondamentale per il futuro delle economie creative e digitali dell’Europa, quindi dobbiamo garantire che artisti e creativi siano ugualmente retribuiti equamente, mentre gli utenti possono iniziare a beneficiare di tutte le eccezioni sul copyright che attualmente non hanno.”

Gli emendamenti dell’ultimo minuto
Oltre di 200 emendamenti al disegno di legge sono stati discussi, in un turbinìo di sforzi per trovare un compromesso tra le esigenze dei creatori di contenuti e i diritti degli utenti.
Credo che l’ultima volta la maggior parte dei membri abbia rifiutato la proposta perché erano convinti che l’articolo 13 fosse negativo e che non fosse una buona idea scansionare i contenuti prima del caricamento”, ha detto Tiemo Wölken, un membro tedesco del Parlamento europeo, che ha portato avanti il i suoi emendamenti.
La mia idea è di dire chiaramente che se una piattaforma sta lavorando attivamente — quindi, organizzando e ottimizzando i contenuti per guadagnare soldi — la piattaforma deve farsi carico di responsabilità”, ha detto Wölken. “E, se un titolare di diritti richiede di concludere un accordo di licenza con la piattaforma, la piattaforma deve stipulare un accordo di licenza appropriato ed equo“.
Prima che le leggi sul copyright esistenti possano essere aggiornate, tuttavia, il disegno di legge sul copyright approvato deve venire approvato anche dalla Commissione Europea, il braccio esecutivo dell’UE, e dai leader dei 28 stati membri dell’UE.

E. P.

CHIUDI