Quando mi si chiede che cosa faccio nella vita, rispondo Scrittrice. Mi piace pensare che a un lavoro di creatività, di contenuti, di ricerca e di passione, non debbano subito corrispondere categorizzazioni particolari, ma solo l’espressione più sincera e ampia di un mestiere.
“Scribere” significava nell’antichità “tracciare con lo stilo”: forse per questo motivo penso che il mio lavoro debba essere identificato così, come lasciare una traccia – a mano o con il computer -, come fare un solco su un materiale cartaceo o digitale, e proporre un contenuto, offrire una storia, trascrivere delle riflessioni o delle proposte.
A fine 2015 ho scelto di trasformare un progetto in una realtà: creare un mio ‘luogo’ – seppur non fisico ma certamente concreto – dove io potessi non solo “tracciare con lo stilo” le mie idee, ma anche e soprattutto dare voce e spazio a quei tanti piccoli produttori a conduzione familiare contraddistinti da una grande tenacia e un forte amore per il proprio lavoro e la propria terra.
È nato così NORDFOODOVESTEST, che prima di essere un blog è veramente un progetto: valorizzare – nel mio essere tanto studiosa e scrittrice quanto sommelier – la produzione enogastronomica di nicchia, italiana e non, fortemente connotata dal punto di vista dell’eccellenza dei prodotti e nello stesso tempo dall’identità della dimensione familiare.
Non soltanto piccole aziende, produzioni innovative o di spiccata originalità, ma anche reportage enogastronomici, oltre che ricette da me ideate e realizzate, dalla cucina letteraria a quelle delle fiabe, dell’arte e dal mondo.
L’intento di portare la cultura in cucina nasce dai miei studi in Filologia Germanica: dalle ricerche sui riti dell’ospitalità collegati alla figura di Odino, fino alla realizzazione di un pane ai lupini ispirato a I Malavoglia. Ecco, penso che fare un lavoro di cultura in ambito enogastronomico nel mio campo significhi proprio questo: creare legami tra tempi lontani, dove luoghi e culture e paesi si interfacciano e scambiano nella nostra contemporaneità, come in un dialogo dove la cucina è il luogo della scena, ma non un semplice sfondo quanto un protagonista.
Nordfoodovestest, che è anche un mio libro proprio sulla storia dell’ospitalità dalle saghe islandesi medievali fino ai moderni concetti di home restaurant, (pubblicato per Cartman Edizioni nel 2017) propone, tra le varie sezioni, quella della cucina letteraria, non dedotta da testi già esistenti, senza riproporre piatti storici, ma cercando dentro ogni autore, o epoca, o tradizione quelle poche o tante note di spicco che, combinate insieme, diventano ricetta e poi piatto: come i tortiglioni al farro de La Locandiera, o gli spaghetti di Montalbano, o i piatti che ho pensato di dedicare ai proverbi, dove la tradizione italiana si fa ingrediente e si finisce per mangiare un modo di dire (Avete mai assaggiato delle linguine alla “salvare capra e cavoli”?).
In tutto questo, una sola missione personale: fare cultura in cucina, creare contenuti e cercare il modo più completo ed eticamente corretto per trasferirli.
Tenere un foodblog significa avere a che fare con il cibo e con chi lo produce, significa poter “liberamente” parlare bene o male di un prodotto, e nel farlo muoversi in uno spazio difficile, dalla correttezza dell’informazione a un personale statuto dove far entrare o meno discorsi di serietà professionale e trasmissione di contenuti non filtrata dal compenso economico. Parlo bene di qualcosa perché credo nel valore intrinseco di quella produzione, non sulla base di una eventuale remunerazione.
Il giornalismo alimentare, a mio avviso, avrebbe sempre più bisogno di essere inquadrato entro certi schemi e dinamiche fondate sull’etica e sulla correttezza professionale, e avere un Festival dedicato durante il quale diverse figure si interfacciano nello scopo comune di fare ordine e creare nuove prospettive di lavoro, è fondamentale.
Ecco che a Torino da giovedì 22 fino a sabato 24 febbraio, nelle sale del Centro Congressi “Torino Incontra” della Camera di commercio di Torino, si sta svolgendo la terza edizione del Festival del Giornalismo Alimentare, dove tutti i professionisti nel campo sono coinvolti prima di tutto in un dialogo e in una rete che rappresentano certamente il punto di forza di questo festival. Dalle politiche alimentari per la prossima legislatura alle contraffazioni, dalla sicurezza alimentare al brand journalism, passando attraverso sprechi alimentari, social media e food writing. Un continuo interrogarsi circa il futuro di certe politiche, dibattiti sull’evoluzione delle nuove professioni di foodblogger e influencer, elevando sempre la deontologia e la responsabilità professionali alla missione comune. Oltre a questo, riflessioni sulla comunicazione delle aziende di food, tra gestione di crisi e trappole del web, evidenziando nello stesso tempo anche iniziative innovative a supporto delle piccole realtà enogastronomiche locali come #MaestriDigital, progetto di formazione sull’utilizzo dei nuovi media ideato dalla Camera di commercio di Torino e rivolto ai Maestri del Gusto di Torino.
E poi laboratori pratici, eventi off, press tour, incontri di lavoro riservati ai comunicatori e alle aziende alimentari che devono migliorare la propria presenza sul web. In uno spazio riservato di Torino Incontra, alcuni Maestri del Gusto di Torino e Provincia, selezionati dalla Camera di commercio di Torino in collaborazione con Slow Food Italia, incontrano proprio blogger, social media manager, influencer i quali possono promuoversi come consulenti.
In tutto questo uno scopo comune: ricordarsi che, tanto i giornalisti quanto le nuove figure della comunicazione, non possono né debbono essere solo addetti ma professionisti e professionali, in nome di uno scrivere che è un fare, ed è un trasmettere contenuti alti.
Chiara Caprettini – www.nordfoodovestest.com
Per saperne di più: www.festivalgiornalismoalimentare.it