L’arte come benessere

L’arte come benessere

Dal primo novembre di quest’anno i medici canadesi possono prescrivere visite ai musei o alle gallerie d’arte ai loro pazienti con disabilità mentali o fisiche.

L’arte  come terapia che produce benessere a socializzare e quindi combatte la depressione, ma non solo, il disabile può essere artista ed ecco il titolo del convegno organizzato dalla Fondazione Crt con la Fondazione Paideia alle Ogr di Torino:  “Dall’arte per tutti all’arte di tutti. Verso una nuova prospettiva di accessibilità”  (con la collaborazione delle stesse OGR edella Consulta per le Persone in Difficoltà) .
La notizia del Canada l’ha portata Giovanni Ferrero, direttore della Consulta, ma tutti irelatori hanno sottolineato come sia importante che portatori di qualche disabilità possano accedere a Musei, gallerie, teatri, ma anche vadano valorizzati come produttori d’arte.

Interessante quando detto da Pete Kercher, ambasciatore di Design for All Europe a proposito dello stereotipo cui si riferisce la cultura del benessere e del consumo: un maschio, 25 enne, bianco, atleta olimpico. Non ha mai malattie non invecchia. Invece bisogna progettare per una società in cui le diversità sono la norma. E tutti siamo disabili in certi momenti della nostra vita: a partire dalle donne incinte, ai bambini, agli anziani. “Per affrontare il tema dei disabili è molto importante essere creativi, e per i creativi non esiste l’impossibile , ha detto Kircher, quando si progetta un manufatto o si fa una politica volta all’inclusione. E si ha un riscontro positivo anche sul piano economico: l’accessibilità favorisce la partecipazionee stare insieme in armonia sollecita le endorfine che evitano la depressione  e le malattie ad essac ollegate, quindi si risparmia sulla spesa sanitaria”.

Anche lo psichiatria Silvio Venuti ha sottolineato come “ognuno ha una parte nell’arte: dalla fruizione alla creazione e il bello è un diritto di tutti. Il benessere di una persona, dice Venuti, non si misura tanto su quanto possiede ma sulla sua realizzazione anche spirituale, su come vive in armonia con sé stesso, gli altri, la natura. Fra gli strumenti che promuovo questa realizzazione, c’è l’arte, qualunque forma di arte, un bene immateriale, basilare per la nostra esistenza, che sta nella terra di mezzo dove ci sono i sogni, i sentimenti e le speranze. L’arte”, per Venuti “azzera l’handicap (non la disabilità) basta ricordare grandi artisti come Van Gogh, Beethoven e Frida Kalo”.
Come può una persona disabile essere una risorsa per la società?”, si è chiesto lo psicologo Franco Tartaglia. “E’ importante cambiare prospettiva per cambiare i progetti”, ha detto. “Faccio un esempio: in una classe elementare c’è un bambino disabile. E’ un limite per i suoi compagni? Oppure una risorsa che fa fare loro una esperienza in più? La risposta a questa seconda domanda non è automatica, occorre cambiare prospettiva: guardare al limite come una fonte di creatività . Il primo “empowerment” che dà un bambino disabile alla sua classe è che si impara a vivere con la diversità, il secondo è che ci spinge asperimentare nuove abilità. Anche un museo o una galleria che accoglie unaclasse con un bimbo disabile ha bisogno di una leadership da parte di chi lo dirige: deve convincere i suoi collaboratori che si fa una cosa importante. E poi occorrono capacità, competenze, così il bambino diventerà una risorsa per la sua classe e per la società. Sono importanti, infine, i buoni esempi che, come diceva Seneca, ci evitano la necessità di scrivere troppe regole”.

 Inapertura il  Presidente di Fondazione Crt Quaglia ha ricordato come la Fondazione dedichi, dal 2005, alla disabilità un bando speciale “Vivo meglio” e appoggi il progetto della Fondazione Paideia perla formazione di operatori museali specializzati in questo campo che ha coinvolto 100 musei in Italia e formato 800 esperti. Cinque artisti con  disabilità hanno presentato ciascuno  un’opera che è stata donata es arà esposta alle Ogr.

P. G.

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